Esperienza
Nelle profondità di Satho Raha con Nekton Racconti popolari, studi scientifici e misteri del mondo sommerso
Il racconto popolare di Satho Raha
Avete mai sentito parlare della leggenda di Satho Raha?
Si narra che un vecchio scienziato giapponese di nome Sato visitò le isole meridionali delle Maldive. Era un subacqueo e durante il viaggio portava con sé le bombole di ossigeno, il respiratore e altre attrezzature. Un giorno, Sato volle immergersi in un'area che all'epoca era conosciuta come Medhuthila, proprio nel mezzo del vasto Huvadhoo Kandu nel canale di Suvadiva, tra l'atollo di Gaafu Alifu e quello di Laamu. La gente del posto credeva che fosse una zona pericolosa dell'oceano. Alcuni sostenevano addirittura che si trattasse della cima di una montagna sottomarina. La leggenda narra di una macchia di colore blu pallido circondata da una vasta distesa tinta di un blu profondo, scuro come l'oceano.
Appena arrivato, Sato si tuffò immediatamente e scoprì una vita marina quanto mai animata: vide ricciole dai grandi occhi, squali e razze. Si imbatté in diverse specie di castagnole, pesci farfalla e pesci angelo che nuotavano fianco a fianco a Sato. Mentre si godeva la vita marina che gioiosa si muoveva intorno a lui, Sato individuò una grotta particolare. Era quasi come se questa grotta lo chiamasse e lui ne ascoltò ‘la voce’. Si avvicinò per esplorarla, si avventurò all'interno e, come si racconta, non riemerse più.
L'equipaggio della barca cercò Sato per ore ma ahimè, non lo si trovò da nessuna parte. A questo punto, la storia prende una piega insolita, in quanto le ‘indagini’ portarono alla conclusione che Sato fosse stato divorato da un granchio gigante parecchio affamato.
Luminouscaptures.ig ( Location: Huvadhoo atoll, Kafena)
Satho Raha, che prende il nome da Sato e dalla sua immersione rivelatasi con buona probabilità fatale (si tratta di una mera presunzione perché successivamente fu provato che Sato tornò in Giappone sano e salvo), non è un punto di immersione popolare tra i turisti. Forse la storia del granchio gigante affamato è stata un deterrente? Tuttavia, ci sono vari punti di immersione nell'atollo di Huvadhoo e un’abbondante vita oceanica da esplorare…anche oltre i proverbiali crostacei giganti! Alle Maldive, subacquei possono ammirare un'incredibile varietà di vita marina, come ad esempio squali balena, tartarughe e mante che nuotanto in diverse aree, tra cui l'atollo di Huvadhoo.
Figli del mare
Le antiche culture di tutto il mondo praticavano l'apnea per raccogliere il cibo, per recuperare le risorse necessarie alla sopravvivenza e gli oggetti di valore affondati. E forse, chissà, anche per svago. Gli esseri umani sono abili nelle immersioni in profondità fino a oltre 130 metri persino con un solo respiro, si tratta ovviamente di record dimostrati da campioni di apnea come Alexey Molchanov, Alenka Artnik e Alessia Zecchini. Questo è in parte una conseguenza delle nostre caratteristiche biologiche uniche, come le fettucce tra le dita, il naso rivolto verso il basso, lo strato isolante di grasso sotto la pelle e, soprattutto, il "riflesso d'immersione” tipico dei mammiferi.
Storicamente, i pescatori delle Maldive erano soliti immergersi in apnea a più di 30 metri per recuperare ancore perse, carichi sprofondati sul fondale, pesci esca e conchiglie di perle. Il termine "kamalhafalhun" descrive un metodo con cui gli apneisti stringono i pugni e sbattono la fronte per alleviare la pressione dovuta all'immersione in profondità.
Uno dei primi subacquei delle Maldive è stato Sarudhaaru Dhon Manik (SDM), un uomo straordinario con una vita altrettanto straordinaria. Inventò la sua maschera subacquea ed essa era così ben progettata che l'esercito maldiviano gliene ordinò 60. SDM era anche un rinomato artista. Realizzò dipinti dal tocco quasi surrealista raffigurando gli scenari subacquei di cui era testimone, oltre a occuparsi di documentare la variegata vita marina delle Maldive. Le imprese di SDM e l'avvento del turismo subacqueo alle Maldive ci hanno posizionato come una delle migliori destinazioni per fare immersione di tutto il mondo. Con migliaia di fenomenali luoghi unici in cui tuffarsi, non sorprende che le Maldive siano così apprezzate dalla comunità dei subacquei.
SDM è stato uno dei primi a documentare il bizzarro, strano e bellissimo mondo sottomarino delle Maldive. Ancora oggi, i suoi dipinti astratti dell’universo sommerso e le sue illustrazioni dettagliate della vita sotto le onde catturano perfettamente l'"essenza" di cosa significhi un'immersione alle Maldive.
I nuovi esploratori
Il 1° ottobre 2022, la missione Nekton Maldives, una spedizione alle Maldive finalizzata alla realizzazione di rilevamenti sistematici e di indagini partendo dalla superficie e scendendo in profondità, è entrata nella storia dopo che ha mappato una montagna sottomarina al largo delle coste maldiviane, nella mitica regione di "Satho Raha" (indicata anche come Satho Rahaa, Satho Thila o Huvadhoo Thila). Lo stesso punto in cui lo stesso Sato si è tuffato tanti anni fa.
I pescatori conoscevano da tempo la regione di "Satho Raha" come un vivaio di tonni, squali e altre forme di vita sottomarina. Questa cosiddetta zona di riproduzione dei tonni ha sempre avuto una natura enigmatica. La sua forma e la sua profondità, tuttavia, sono rimaste un completo mistero. Fino a oggi.
Secondo la professoressa Lucy Woodall, scienziata a capo di Nekton, il monte ha una circonferenza di 15 miglia nautiche e il picco si trova a una profondità di 300 metri dalla superficie, mentre la base è stata registrata a 1.500 metri. Una montagna sottomarina si trova dunque nella famosa regione di Satho Raha.
La missione Nekton, attraverso la tecnologia sonar e dopo un'impegnativa missione di mappatura durata 12 ore, è riuscita a creare un'immagine chiara della topografia sottomarina. “La mappa multidimensionale creata dal team di Nekton sarà ora studiata con interesse dai pescatori, per i quali le acque intorno alla montagna sottomarina rappresentano la fonte del loro sostentamento", ha dichiarato Nekton.
La zona di intrappolamento
A 500 metri di profondità nell'Oceano Indiano, gli scienziati a bordo della missione Nekton hanno scoperto un nuovo ecosistema che hanno chiamato "The Trapping Zone". Alex Rogers, che ha trascorso oltre 30 ore sott'acqua in un sommergibile, ha dichiarato: "Questo ha tutte le caratteristiche di un nuovo ecosistema indipendente".
Quando gli sciami di micro-nekton sono intrappolati in questi habitat in momenti specifici della giornata, i predatori della megafauna, come squali e altri pesci enormi, se ne cibano. Per sfuggire ai predatori, lo zooplancton emerge dalle acque più profonde prima dell'alba e si nutre del fitoplancton che vive nelle acque basse e soleggiate durante la notte. Numerose altre specie, tra cui calamari, piccoli pesci e squali, seguono poi la migrazione.
Gli strati vulcanici sottomarini e le barriere carbonatiche fossili degli atolli maldiviani, che producono alte scogliere verticali e terrazze a scaffale che impediscono agli animali più piccoli di immergersi in profondità dopo l'alba, sembrano essere la causa dell'effetto di intrappolamento e del conseguente lauto banchetto per i predatori pelagici più grandi. Questo crea a sua volta una vera e propria oasi di vita marina.
I racconti popolari i racconti di questo tipo hanno spesso un pizzico di verità e di realismo. A voler essere rigorosi e fedeli alla storia, Sato tornò in Giappone. Non c'erano granchi giganti affamati. Ma tutto ciò non riguarda Sato, bensì gli infiniti misteri che si celano sotto le acque maldiviane. Meraviglie geologiche nascoste dal passare del tempo, che ora stanno venendo alla luce con l'avvento delle scoperte scientifiche.